martedì 24 febbraio 2015

In discoteca

Non sono un asssiduo frequentatore, lo ammetto. Preferisco due chiacchiere a casa, in un pub, in un ristorante, su una panchina in centro o a passeggio per la città, ma quando mi è capitato l'occasione di andare a ballare e ne avevo voglia (rare volte) ho notato sempre i soliti eventi.

Intanto si deve partire tardi: entrare a mezzanotte in discoteca è da coglioni. Molto meglio andare verso le cinque: stanno chiudendo, ma almeno non sei un rimasto, sei entrato tardi e hai fatto CHIUSURA (non è quella del ramino, di pinnacola o di scala quaranta) che equivale a chiudere la discoteca insieme al proprietario e rafforza l'idea di aver fatto tardi.

Il tuo obbligo morale è quello di bere-bere-bere; sarà un difetto gravissimo ricordarsi il giorno seguente cosa hai fatto la sera prima.
COMA ETILICO: non lo leggi come quello che è veramente, ma come la scritta PARCO GIOCHI, ovvero si deve andare lì il prima possibile.

Questa fine è la conseguenza di quelli che "Non/un la reggono" e vengono classificati come i plebei delle discoteche, gente di basso ceto che spesso si ubriaca con drinks di infimo livello, vengono a ballare solo per farsi notare, ma che hanno poca dimestichezza con il benere.
Gli altri, i boss dell'alcool, quelli che "la RACCATTANO GROSSA" hanno un autonomia di bottiglie e bottiglie e sono raffigurati come i Patrizi del locale avendo anche il monopolio delle bevute: solitamente sono quelli che si ritraggono con il bottiglione enorme (quello che mio nonno usa quando va a prendere l'olio al frantoio) mentre nella sala accanto la propria ragazza ha un rapporto orale con il migliore amico dello SBOCCIATORE che però, quest'ultimo, furbescamente, è sobrio.

Quelli che "la reggono", chiamati anche SBOCCIATORI, RACCATTATORI PESI o BOMBER, dimostrano in discoteca di avere confidenza con l'alcool come Moana Pozzi con i membri maschili, ma spesso appena usciti o giunti a casa imbrattano o il buttafuori di turno o il gabinetto,  ancora odorante di Anitra Wc, con il loro vomito, volgarmente detto anche SGOTTO.

Il vomito se avviene inavvertitamente in discoteca non può essere relegato in un infimo bagno o all'esterno della sala fumatori e nemmeno non può essere visto da nessuno, ma spesso va enfatizzato in sala da ballo, sui divanetti, sul vestito scollato di quella a cui gli state strusciando il vostro pene sul deretano da mezz'ora, sulle scale o davanti alla consolle.
L'evento del vomito inoltre deve essere ripetuto per specificare e sottolineare che quella persona ha bevuto seriamente, altrimenti il passo da SBOCCIATORE a RIMASTO sarebbe immediato.

Prima di fare tutto questo però uno può passare anche del tempo nel locale senza bere ed è spesso il lasso di tempo più difficile da far passare.
Il frequentatore di discoteca del terzo millennio infatti è a disagio con la musica, non sa il testo, non sa muoversi, non può apparire ridicolo, non può pomiciarsi ottanta figliole di fila...

Ecco che giunge il tragitto: in voga nelle discoteche affollate e di grandi dimensioni, consiste in fare giri a vuoto della pista e dell'intero locale senza una  meta precisa. Stare fermi in un punto e non ballare è visto come un senso di impaccio e non è consentito; spostarsi anche solo per andare in bagno a fare finta di urinare è considerato legittimo a meno che non ti trovi lì già il vomito di qualche altro partecipante.

Quando un ragazzo balla è perchè ormai l'alcool si fa gioco di lui. La danza persiste per poco perchè l'impossessato si può addormentare in qualche angolo (difficilmente i divanetti, è più gettonato il gabinetto, le scale, le spalle del primo che ti capita o anche il pavimento), rigettare per via orale il mix di cibo e alcool oppure svenire.

La fama aumenta all'aumentare del rischio di vita dell'ubriaco: secondo una ricerca dell'Università Americana di Yale infatti per un ubriaco che balla si arriva a solo 50 "Mi piace" su Facebook mentre a uno svenuto si superano i 100 fino ad arrivare ad un poveraccio in fase di vomito che tocca quote (udite udite) anche di 500.

Spesso questi numeri rispecchiano anche le ciaffate che ogni genitore da al figlio quando torna a casa in quelle condizioni.

mercoledì 18 febbraio 2015

Esami...invasivi

Insomma, per noi universitari l'unico vero problema e l'unico vero scoglio da superare sono gli esami. Dico questo tralasciando le pratiche burocratiche dei tirocini, stage, tesi, piani di studio, direzione dell'ateneo ecc...

L'esame è quel giorno che segni sul calendario, quel giorno che strumentalizzi e ne parli in maniera quasi disperata con i tuoi amici che magari hanno l'idea di fissare qualcosa proprio in quel giorno o comunque nei paraggi.
Il giorno precedente sei un eremita e concentri i tuoi sforzi solo su quella materia, la assimili mentre mangi, mentre ti fai la doccia, mentre parli di tutt'altro con i tuoi e anche mentre tenti magari di baccagliare su Facebook o Whatsapp.

Scocca il giorno x, l'esame-day e la sveglia deve essere delle più mattiniere possibili: la paura che non suoni è enorme!
Nella colazione spesso il tuo stomaco fa il catenaccio e si chiude impedendo il normale afflusso di cibo: tutto ciò che farai entrare al grido di "Se non mangio, svengo!" verrà rigettato dal solito buco da dove è entrato, ma in maniera più catastrofica.
Nel tragitto che fai per andare all'università sei una donna col ciclo: non sopporti niente, non vuoi vedere nessuno, non vuoi soprattutto sentire nessuno.
Uccideresti anche l'automobilista che ti suona perchè sei in mezzo alla strada...

Arrivi finalmente al polo, sbirci il tuo nome sul foglio (oppure lo percepisci dall'appello dei professori) e non sei quasi mai fortunato: ebbene sì, sei ottantesimo.

Credi di andare via, sei sicuro che ti farà nei prossimi giorni, ma una notizia ben peggiore è per te in riserbo: il professore ne fa ottanta al giorno.
L'idea dell' "Evvai, almeno oggi me la tolgo" spesso si somma al "Me la tolgo, ma per cena".
Un po' disperato ti siedi vicino all'aula dove si svolgeranno i colloqui orali e ti inizi a guardare attorno.
Negli esami universitari c'è spesso la gente peggiore, personaggi mitologici, antenati che credevi dispersi, megere ottantenni travestite da tue compagne di corso e gufatori maligni.

Analizziamo alcuni tipi presenti in ogni facoltà a qualsiasi indirizzo, partendo sicuramente dal peggiore.

Il secchione: è un classico, onnipresente fin dalle prime ore, si narra che apra la facoltà lui venti alle cinque. Lui è la materia, il libro lo ha divorato nel periodo di studi,sa anche quante volte si è masturbato giornalmente l'autore e spesso te lo fa anche notare.
Si aggira tra gli altri impauriti, li guarda con estrema sicurezza, scuote la testa se uno azzarda uno strafalcione, puntualizza su eventi o date che un essere umano qualsiasi fa fatica già a ricordare di cosa di parli e aspetta il suo momento di gloria/esame firmando autografi.
Esce dall'aula o con un 30 e lode che amplifica, aggiungendo i vari complimenti che gli ha fatto il prof mentre lui si faceva la lingua marrone dalle leccate del fondoschiena, oppure se il voto è inferiore è torvo, scuro in viso, il professore è impazzito "Come può aver osato dare a Lui un voto così misero? Si starà sicuramente fustigando!" e soprattutto LE DOMANDE ERANO DIFFICILISSIME (per non saperle lui...).
Si lamenta dicendo che è tutta questione di fortuna, che all'appello precedente erano domande più semplici (anche se è il primo appello) e a pranzo/cena non toccherà cibo per punizione.

Lo iettatore: ancor più odiato del secchione, si apposta ai bordi dell'esame e vive lì, mangia lì e si riproduce lì.
A qualsiasi altro esaminando che gli chiede "Scusa, che domande ha fatto ?" lui strabuzza gli occhi, apre i palmi delle mani che ruota, o porta vicino alla testa, e risponde che sono state fatte domande impossibili, inconcepibili, in Aramaico!
Esistono iettatori apocalittici (quelli appena citati) che concludono la loro sceneggiata con "Se me lo avesse chiesto a me, avrei fatto scena mutaaaaaaa, non so nullaaaaaaa, oioiiiiiii" e iettatori secchionici che alla domanda dei passanti rispondono con argomenti che chiunque reputa IMPOSSIBILI,ma che, guardacaso,lui sa bene.
E' opportuno distaccarsi da questi, portare con se una grande quantità di amuleti oppure toccarsi le parti intime ogni volta che lo iettatore di turno apre bocca.

I casuali: forse i più simpatici, fino a che non sai il voto.
Giungono spesso all'esame in ritardo, tutti sudati, con mezzo libro studiato, tanta voglia di sorridere e di baccagliare e la tesi del COME VA, VA!. Riempiono con battute spesso inopportune gli ANSIOSI i quali odiani questi casuali per la loro capacità di stemperamento della tensione.
Questi casuali sono soliti riportare grandi voti che apprezzano smodatamente (si buttano in terra e esultano) o rifiutano sdegnosamente ("Mi abbassa la media..." Ma tipo studiare tutto il libro?) oppure lo prendono, ma sono tristi perchè speravano di estrarre un voto più alto dal cilindro della loro improvvisazione.

Gli ansiosi: quelli che lo vivono peggio. Defecatori folli nei wc di casa la mattina presto o in quelli dell'ateneo, sono ottimisti come gli allergici all'acqua durante il diluvio e vedono nero ovunque.
Ripassano ininterrottamente mangiandosi le unghie, le pellicine, le dita stesse, mettendosi le mani o tra i capelli oppure tra le gambe quando hanno i brividi.
Sanno che il prof chiederà loro l'unico argomento che non hanno studiato bene e un "Tanto boccio" aleggia nella loro testa.
Solitamente però sono quelli che subiscono il minor numero di bocciature grazie alla loro dedizione e al loro studio incessante.
Escono dall'esame con il camice sporco e il bambino in braccio: sì, è stato un parto per loro.

I primi: fissano a mezzanotte in punto e alle nove di mattina hanno già fatto l'esame, spesso con grandi risultati. Vanno a riposarsi perchè la sera prima hanno fatto le ore piccole davanti allo schermo del pc per paura che la loro posizione scalasse.
Si perdono i personaggi sopracitati e fanno spesso colazione su instagram con il cornetto e il voto sul libretto.

Dopo che hai incontrato questi personaggi ormai è il tuo momento.
Il proprio turno all'esame è uno Ying e Yang tra il "Via, me lo levo!" e il "No no, aspetta aspetta!!", tra il "Ce la faccio" e lo scoppio in lacrime.

Entri e di lì in poi il tempo si ferma o va veloce; o sudi o sorridi, analizzi qualsiasi espressione del prof e gli sussurri come Harry al cappello parlante "Non mi bocciare, non mi bocciare..."
Il prof spesso tende per la promozione, per la gioia personale, per levarti di torno (ha 300 iscritti), perchè effettivamente te lo meriti, perchè gli fai pena oppure perchè hai gestito bene quella quarta di seno strizzata nella camicetta.

Gli esami non finiscono mai, ma tolto uno si esulta!.