(continua dalla prima parte)
Saremo stati anche fortissimi, ma il girone di qualificazione non era dei più facili.
O meglio, sulla carta sarebbe stato facile, ma i giornalisti, già critici verso il mondo del calcio, iniziarono una lunga campagna mediatica nell'enfatizzare e sopravvalutare ogni avversario della nostra nazionale.
Insieme all'Italia nel gruppo E furono sorteggiate Ghana, Repubblica Ceca e Stati Uniti.
Se l'unico spauracchio vero e proprio poteva apparire la squadra di Nedved e compagni, neii giorni precedenti all'incontro inaugurale degli azzurri, datato 12 giugno contro il Ghana, iniziò un'incredibile operazione di pompaggio mediatico degli 11 ghanesi. Sarà che quattro anni prima furono 11 coreani picchiatori a eliminarci, ma i nostri avversari africani vennero descritti come velocissimi, resistenti nel contrasto fisico e, tanto per mettercene un'altra, anche dotati di una tecnica sopraffina.
Tra di loro militavano molte conoscenze del campionato italiano come Appiah, Mensah, Asamoah (se non avevi AH in fondo al cognome non potevi essere convocato?) e veri e propri leader come Muntari ed Essien che iniziavano a diventare il sogno di mercato di molti club. Oltre a loro il leader difensivo di quella squadra era il romanista Kuffour che chiunque si ricorderà a proposito della gara giocata contro l'Italia.
Ma andiamo con ordine.
Il 12 giugno era di lunedì, il giorno più nero della settimana se non si è parrucchieri. Quel giorno però per molti iniziò in maniera positiva: era il primo giorno delle vacanze estive.
Che culo iniziare le vacanze e avere subito la gara dell'Italia eh?
Prima del match della nazionale, in programma alle 21 in punto ad Hannover, nel pomeriggio si sfidavano gli altri due avversari del nostro girone. Il risultato ci dette subito un'impressione devastante della squadra di Nedved: Usa-Repubblica Ceca 0-3.
Abbagli di fine primavera.
Il tempo passò in fretta e le strade si svuotarono per creare verso le nove di sera un clima di assoluto silenzio a favore dei milioni di televisori accesi dove poteva rimbombare o la voce squillante di Fabio Caressa oppure quella moderata di Marco Civoli.
Così mentre il babbo alzava il televisore al massimo prendendosi i rimbrotti della mamma ("O un è mia un firme, si può guardà anche cor volume più basso la partita eh!") rivedevamo dopo un mese i protagonisti dello scandalo di Calciopoli. Guidati dall'ex juventino Marcello Lippi, coinvolto nella bufera anche lui data la presenza di suo figlio in una società di procuratori sportivi, gli 11 azzurri si presentavano nel tunnel che conduceva al campo più in ansia che mai.
Infatti solamente 4/11 di quella squadra aveva già partecipato a un campionato del mondo mentre i rimanenti raramente avevano già disputato delle gare europee con le loro squadre di club. Era una nazionale che abbracciava tanti club, anche quelli minori: basti pensare che addirittura il Palermo poteva contare su quattro rappresentanti.
Rispetto alle gare inaugurali dove ci si confronta tatticamente nelle prime fasi di gioco, Italia-Ghana parte subito forte e Gilardino prende il palo dopo aver fatto passare la sfera in mezzo alle gambe dell'abbastanza scoordinato portiere Kingson. Poco dopo la gara per l'Italia sembra stregata quando l'attaccante più in forma dell'ultima serie A, Toni della Fiorentina, colpisce una traversa con una potenza inaudita che fa destare tutti gli italiani assopiti davanti alla tv per il caldo.
I ghanesi non mollano la presa e approfittano delle falle difensive azzurre per stuzzicare il signor Seredova, quel Gigi Buffon che si era attirato la stima di tutti i maschi italiani dato che si bombava una delle attrici più belle in circolazione in quel momento.
La gara si sta per avviare verso la fine del primo tempo quando sugli sviluppi di un calcio d'angolo Totti serve Pirlo al limite dell'area. I coraggiosi africani sono in 44 dentro la loro area creando una specie di muraglia umana che impedisce al loro portiere anche di intuire in che diavolo di posto si trovi il pallone.
Di tempo per tirare il buon Pirlo ne aveva così, dopo aver controllato una ventina di volte il pallone e la porta, scoccò un tiro preciso, ma così preciso che avrebbe preso Gilardino in testa.
Fortunatamente il bomber di Biella decise di abbassare la testa e lasciò il pallone infilarsi alle spalle del portiere che si tuffò quando ormai la frittata era fatta. ANDRREEEEEAAA PIRRRLLOO urla Caressa un secondo dopo Marco Civoli che beneficia di questo anticipo temporale che la Rai ha sul satellite.
"Siamo in vantaggio contro questi ghanesi scarsi con un tiraccio da fuori area": l'italiano medio non si accontenta nemmeno a fine primo tempo quando va fuori a prendere una boccata d'aria.
Se non ci si accontenta quando si domina come si può essere felici a inizio ripresa quando Buffon è costretto a distendersi per respingere un bolide da quaranta metri di Essien?
La gara iniziava a farsi cattiva e ogni qualvolta Totti entra in un contrasto si teme il peggio: erano infatti sempre vive nella nostra mente le immagini di cinque mesi prima quando il capitano della Roma subì quel durissimo infortunio, trasmesso per giorni e giorni su telegiornali e trasmissioni sportive, con l'immagine di quella gamba che si girava e l'immane urlo di dolore del romanista.
A febbraio si credeva ormai che Francescone non ce l'avrebbe mai fatta a riprendersi e invece ora era qua, a scartamento ridotto, ma titolare e pronto a giocarsi il suo secondo mondiale.
Non ci pensò due volte Lippi che, al primo dolorino, tolse il giallorosso per fare spazio a Camoranesi. Il cambio seguente vide uscire il goleador rossonero Gilardino in favore del friulano Iaquinta.
Perplessità aleggiavano nell'aria su questa scelta di Lippi che meno di venti minuti dopo fu ripagato.
La gara si stava incanalando con sofferenza verso l'1-0 per gli azzurri quando un lancio dalle nostre retrovie era facile preda del già citato Kuffour che avrebbe appoggiato comodamente al suo portiere.
Il centrale ghanese non premette sufficientemente il tasto X e l'accorrente Iaquinta si fiondò su quel pallone, saltò il balordo portiere e depositò in porta il pallone che ormai chiudeva la gara.
Lippi iniziò a prendere a calci le bottigliette d'acqua e con quella maglietta amaranto ci appariva nemmeno un lontano parente del gobbo che "convocava solo quelli della Juventus" odiato da almeno il 70% dei tifosi italiani.
Avevamo vinto la prima gara dei mondiali, il giorno dopo non c'era da andare a scuola e nella seconda gara avremmo affrontato gli americani che "Son boni solo per giocare a baseball o a basket".
Peccato non aver fatto i conti con Cristian.
(alla prossima puntata...)
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