Derby: un'unica parola e tanti risvolti.
La
stracittadina di Milano ha sempre colpito e mi ha fatto tanto
angosciare.
Da
una sofferenza udita via radio si è arrivati a quella tramite Tv,
più d'impatto, ma meno emotiva.
Tutto
iniziò con il derby, si può dire.
Difatti
era febbraio di dieci anni fa quando il Milan rimontò i due gol
dell'Inter, andando a vincere per 3-2, e fece un altro passo decisivo
verso lo scudetto.
Fu
la prima partita che "sentii" emotivamente e il risultato,
che io e mio padre ricevemmo via televideo a casa di un suo amico, fu
inaspettato, dato lo 0-2 del primo tempo.
Chissà
se fu quella la folgorazione, se fu proprio il nero del televideo
condito da quelle lettere bianche a farmi capire che la mia vita si
sarebbe ben presto tinta di rossonero.
Fu
scudetto, poco festeggiato dal sottoscritto, e la stagione seguente
ero lì, ancora al televideo, a seguire il derby, dato che non
possedevo ancora nessuna pay tv.
Fu
uno scialbo 0-0 che pareva ripetersi anche al ritorno quando, a meno
di un quarto d'ora dalla fine, una mina di Gattuso dal limite trovò
la deviazione di Kakà che ci consentì sia di vincere il derby che
di procurare la prima sconfitta stagionale ai cugini.
Altre
due pere, chiamate Stam e Shevchenko, furono mal digerite dai
nerazzurri in Champions la solita stagione, quando erano
martedì/mercoledì da leoni e la voce di Piccinini emanava già
stronzate su Canale 5.
Serata
incredibile fu quella, con due gol di testa di prepotenza e ogni
attacco interista sventato, mentre sul divano di casa mia gongolavo
tra mio nonno e mio padre.
Due
settimane dopo fu lo scempio fatta partita con i petardi su Dida e il
3-0 a tavolino.
Un
non derby, diciamo.
Ecco
Istanbul, ecco una delle serate piu brutte della mia vita calcistica,
così come il derby successivo sotto le feste, perso per 3-2
all'ultimo minuto.
L'annuncio
del risultato mi arrivò dal babbo mentre ero a letto che tentavo
invano di prendere sonno. Capii subito la gravità della cosa e
iniziò così una lunga vendetta che ebbe luogo il Venerdì Santo.
Quel
giorno la croce fu portata da Kaladze che invece di farsi a piedi
tutto il Golgota, la lanciò in porta a metà ripresa segnando l'1-0
che perdurerà fino alla fine.
Il
derby era nostro e io, in versione mini, pativo al circolo del Milan
a Margine Coperta di fronte a ogni attacco di Adriano o Figo.
Calciopoli,
il Mondiale vinto e Juve in B portarono la seconda squadra di Milano
a fregiarsi sia del 14° scudetto che a partire avvantaggiata la
stagione 2006/07.
Partirono
anche parecchio avvantaggiati nel derby quando un Milan distrutto
perdeva 3-0 in meno di un'ora e riuscimmo a fine partita a
riequilibrare le cose in un 3-4 che non ci tolse però l'amaro in
bocca. Amaro che potei gustare dal vivo in un maxischermo al
ristorante per il 45esimo compleanno di mamma.
Amaro
che si ripresentò anche al ritorno quando Cruz e Ibrahimovic
rimontarono il nostro gol di Ronaldo, mentre ero in giro per Pistoia
disinteressandomi volontariamente della stracittadina.
Con
due derby vinti si vince (molto spesso) lo scudetto, ma la Champions
no. Quella toccò a noi a Atene, sul Partenone, come gli dei della
mitologia classica.
Altra
stagione, altra sconfitta. Dopo aver vinto il Mondiale per Club, un
Milan pluridecorato va in vantaggio con una punizione di Pirlo, ma si
fa raggiungere e superare prima dal solito Cruz e poi da Cambiasso,
quest'ultimo con la collaborazione del nostro portiere.
Primo
dispiacere a casa Mori in sala da pranzo quando già il digitale era
entrato nella mia abitazione.
Di
rientro dal mare per il ponte del 1° maggio, arrivai in tempo per il
secondo tempo del derby di ritorno. Lì uno straripante Inzaghi e un
Kakà Pallone d'Oro permisero al sottoscritto di vincere il 1° derby
di campionato visto a casa alla propria tv.
Cambi
importanti per il 2008/09 quando i compleanni regnano su tutto e sul
derby. Meglio non soffrire e passare una serata tra amici invece di
patire davanti al piccolo schermo.
Al
primo messaggio del mio amico rossonero fedelissimo Federico "1-0
Ronaldinho!!!", rispose a fine partita il babbo (interista)
della festeggiata che annunciò mestamente la nostra vittoria.
Vittoria
che non impedì all'Interdi prendere il largo e di trovarsi davanti
di parecchi punti al derby di ritorno.
Derby
che la mano di Adriano e la bomba al volo di Stankovic consegnarono
all'Inter di fronte a un Matteo Mori che applaudiva, davanti al
televisore di un mio amico interista, per la bella prestazione
dell'Inter.
Scena
che mai più rivedrete...
Spero
di non rivedere, o meglio rivivere, i due derby dell'anno successivo
quando lo 0-4 dell'andata (visto al bar in villeggiatura a fine
agosto) e lo 0-2 del ritorno ( a casa mia, attonito, quasi piangente)
portarono l'Inter a primeggiare in campo italiano ed europeo.
Tre
derby persi di fila sono tanta roba.
Fortuna
volle che l'anno seguente il Milan tornò a giocare a calcio. Un
rigore di Ibrahimovic (stavolta nella squadra giusta) in una partita
tiratissima, ci riconsegna la stracittadina mentre me ne stavo
cautamente disinteressato a cena fuori con degli amici per
scaramanzia.
Cinque
mesi dopo era derby da scudetto, il più atteso degli ultimi anni.
L'Inter
di Leonardo ci stava per rimontare in classifica dopo essere stata
sotto anche di otto punti.
La
paura era tanta quel sabato 2 aprile quando i miei genitori
invitarono a cena una famiglia di nostri amici con il padre milanista
fino al midollo.
Logico
lo schermo puntato in sala da pranzo e la cena come seconda scelta.
Nemmeno il tempo dei convenevoli e Pato ci porta in vantaggio,
caricando su di noi l'onere e l'onore del vantaggio. Una
cena-sofferenza: Abbiati salva su Thiago Motta e Pazzini, Van Bommel
centra la traversa.
Metà
secondo tempo: è il momento buono. Abate riceve palla in posizione
decentrata da Flamini e la colloca precisa precisa sulla testa di
Pato a centro area. Taaaaac e 2-0!
Ricordo
che impazzii e se qualcuno mi chiede ancora dove vincemmo il
campionato, dico sempre che lo vincemmo tra il secondo piatto e il
gelato.
Il
rigore di Cassano del 3-0 fu una liberazione per noi milanisti che
venivamo da due settimane di passione. Un mese dopo fu scudetto.
Annunciato, ma bellissimo.
Fu
bruttissima invece la stagione seguente quando la Juve ci scippò
(non è un termine casuale) lo scudetto che riuscimmo a perdere come
i due derby (0-1 e 2-4) dove Milito fece da mattatore con 4 gol
totali. Alla bordata del 2-4 di Maicon si è chiusa l'epoca del Milan
forte ed è iniziata quella attuale, quella del "Io speriamo che
me la cavo" o del "Facciamoci il meno male possibile".
4
derby, uno più brutto dell'altro. Si parte con una sconfitta
ingiusta per mano di Samuel e dell'arbitro Valeri che tra un gol
buono e un rigore non dati, ci fecero perdere il terzo derby di fila.
Al
ritorno El Shaarawy ci illuse per un tempo, fino a che Schelotto ci
ributtò nell'impossibilità di vincere il derby. Un pareggio era
nove anni che non accadeva.
Così
come erano molti e molti piu anni che non si vedeva un Milan Inter
brutto come quello di andata della stagione scorsa quando un tacco di
Palacio, verso gli sgoccioli finali, ci fece sprofondare nelle
statistiche: 2 anni e mezzo senza una vittoria nel derby.
Vittoria
che è finalmente tornata a maggio grazie a De Jong che incorna da
due passi e che fa tirare un grande sospiro di sollievo ai tifosi
milanisti pacati mentre fa perdere la voce a quelli come me che,
dalla foga, entrarono nel televisore per l'esultanza.
Derby,
90 minuti per raggiungere il paradiso o l'inferno.
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