sabato 3 gennaio 2015

Derby Dolori Deliri (novembre 2014)

Derby: un'unica parola e tanti risvolti.

La stracittadina di Milano ha sempre colpito e mi ha fatto tanto angosciare.
Da una sofferenza udita via radio si è arrivati a quella tramite Tv, più d'impatto, ma meno emotiva.

Tutto iniziò con il derby, si può dire.
Difatti era febbraio di dieci anni fa quando il Milan rimontò i due gol dell'Inter, andando a vincere per 3-2, e fece un altro passo decisivo verso lo scudetto.
Fu la prima partita che "sentii" emotivamente e il risultato, che io e mio padre ricevemmo via televideo a casa di un suo amico, fu inaspettato, dato lo 0-2 del primo tempo.
Chissà se fu quella la folgorazione, se fu proprio il nero del televideo condito da quelle lettere bianche a farmi capire che la mia vita si sarebbe ben presto tinta di rossonero.
Fu scudetto, poco festeggiato dal sottoscritto, e la stagione seguente ero lì, ancora al televideo, a seguire il derby, dato che non possedevo ancora nessuna pay tv.

Fu uno scialbo 0-0 che pareva ripetersi anche al ritorno quando, a meno di un quarto d'ora dalla fine, una mina di Gattuso dal limite trovò la deviazione di Kakà che ci consentì sia di vincere il derby che di procurare la prima sconfitta stagionale ai cugini.
Altre due pere, chiamate Stam e Shevchenko, furono mal digerite dai nerazzurri in Champions la solita stagione, quando erano martedì/mercoledì da leoni e la voce di Piccinini emanava già stronzate su Canale 5.

Serata incredibile fu quella, con due gol di testa di prepotenza e ogni attacco interista sventato, mentre sul divano di casa mia gongolavo tra mio nonno e mio padre.
Due settimane dopo fu lo scempio fatta partita con i petardi su Dida e il 3-0 a tavolino.
Un non derby, diciamo.

Ecco Istanbul, ecco una delle serate piu brutte della mia vita calcistica, così come il derby successivo sotto le feste, perso per 3-2 all'ultimo minuto.
L'annuncio del risultato mi arrivò dal babbo mentre ero a letto che tentavo invano di prendere sonno. Capii subito la gravità della cosa e iniziò così una lunga vendetta che ebbe luogo il Venerdì Santo.
Quel giorno la croce fu portata da Kaladze che invece di farsi a piedi tutto il Golgota, la lanciò in porta a metà ripresa segnando l'1-0 che perdurerà fino alla fine.
Il derby era nostro e io, in versione mini, pativo al circolo del Milan a Margine Coperta di fronte a ogni attacco di Adriano o Figo.

Calciopoli, il Mondiale vinto e Juve in B portarono la seconda squadra di Milano a fregiarsi sia del 14° scudetto che a partire avvantaggiata la stagione 2006/07.
Partirono anche parecchio avvantaggiati nel derby quando un Milan distrutto perdeva 3-0 in meno di un'ora e riuscimmo a fine partita a riequilibrare le cose in un 3-4 che non ci tolse però l'amaro in bocca. Amaro che potei gustare dal vivo in un maxischermo al ristorante per il 45esimo compleanno di mamma.
Amaro che si ripresentò anche al ritorno quando Cruz e Ibrahimovic rimontarono il nostro gol di Ronaldo, mentre ero in giro per Pistoia disinteressandomi volontariamente della stracittadina.
Con due derby vinti si vince (molto spesso) lo scudetto, ma la Champions no. Quella toccò a noi a Atene, sul Partenone, come gli dei della mitologia classica.

Altra stagione, altra sconfitta. Dopo aver vinto il Mondiale per Club, un Milan pluridecorato va in vantaggio con una punizione di Pirlo, ma si fa raggiungere e superare prima dal solito Cruz e poi da Cambiasso, quest'ultimo con la collaborazione del nostro portiere.
Primo dispiacere a casa Mori in sala da pranzo quando già il digitale era entrato nella mia abitazione.
Di rientro dal mare per il ponte del 1° maggio, arrivai in tempo per il secondo tempo del derby di ritorno. Lì uno straripante Inzaghi e un Kakà Pallone d'Oro permisero al sottoscritto di vincere il 1° derby di campionato visto a casa alla propria tv.

Cambi importanti per il 2008/09 quando i compleanni regnano su tutto e sul derby. Meglio non soffrire e passare una serata tra amici invece di patire davanti al piccolo schermo.
Al primo messaggio del mio amico rossonero fedelissimo Federico "1-0 Ronaldinho!!!", rispose a fine partita il babbo (interista) della festeggiata che annunciò mestamente la nostra vittoria.
Vittoria che non impedì all'Interdi prendere il largo e di trovarsi davanti di parecchi punti al derby di ritorno.
Derby che la mano di Adriano e la bomba al volo di Stankovic consegnarono all'Inter di fronte a un Matteo Mori che applaudiva, davanti al televisore di un mio amico interista, per la bella prestazione dell'Inter.
Scena che mai più rivedrete...

Spero di non rivedere, o meglio rivivere, i due derby dell'anno successivo quando lo 0-4 dell'andata (visto al bar in villeggiatura a fine agosto) e lo 0-2 del ritorno ( a casa mia, attonito, quasi piangente) portarono l'Inter a primeggiare in campo italiano ed europeo.
Tre derby persi di fila sono tanta roba.
Fortuna volle che l'anno seguente il Milan tornò a giocare a calcio. Un rigore di Ibrahimovic (stavolta nella squadra giusta) in una partita tiratissima, ci riconsegna la stracittadina mentre me ne stavo cautamente disinteressato a cena fuori con degli amici per scaramanzia.
Cinque mesi dopo era derby da scudetto, il più atteso degli ultimi anni.

L'Inter di Leonardo ci stava per rimontare in classifica dopo essere stata sotto anche di otto punti.
La paura era tanta quel sabato 2 aprile quando i miei genitori invitarono a cena una famiglia di nostri amici con il padre milanista fino al midollo.
Logico lo schermo puntato in sala da pranzo e la cena come seconda scelta. Nemmeno il tempo dei convenevoli e Pato ci porta in vantaggio, caricando su di noi l'onere e l'onore del vantaggio. Una cena-sofferenza: Abbiati salva su Thiago Motta e Pazzini, Van Bommel centra la traversa.
Metà secondo tempo: è il momento buono. Abate riceve palla in posizione decentrata da Flamini e la colloca precisa precisa sulla testa di Pato a centro area. Taaaaac e 2-0!

Ricordo che impazzii e se qualcuno mi chiede ancora dove vincemmo il campionato, dico sempre che lo vincemmo tra il secondo piatto e il gelato.
Il rigore di Cassano del 3-0 fu una liberazione per noi milanisti che venivamo da due settimane di passione. Un mese dopo fu scudetto. Annunciato, ma bellissimo.

Fu bruttissima invece la stagione seguente quando la Juve ci scippò (non è un termine casuale) lo scudetto che riuscimmo a perdere come i due derby (0-1 e 2-4) dove Milito fece da mattatore con 4 gol totali. Alla bordata del 2-4 di Maicon si è chiusa l'epoca del Milan forte ed è iniziata quella attuale, quella del "Io speriamo che me la cavo" o del "Facciamoci il meno male possibile".

4 derby, uno più brutto dell'altro. Si parte con una sconfitta ingiusta per mano di Samuel e dell'arbitro Valeri che tra un gol buono e un rigore non dati, ci fecero perdere il terzo derby di fila.
Al ritorno El Shaarawy ci illuse per un tempo, fino a che Schelotto ci ributtò nell'impossibilità di vincere il derby. Un pareggio era nove anni che non accadeva.

Così come erano molti e molti piu anni che non si vedeva un Milan Inter brutto come quello di andata della stagione scorsa quando un tacco di Palacio, verso gli sgoccioli finali, ci fece sprofondare nelle statistiche: 2 anni e mezzo senza una vittoria nel derby.

Vittoria che è finalmente tornata a maggio grazie a De Jong che incorna da due passi e che fa tirare un grande sospiro di sollievo ai tifosi milanisti pacati mentre fa perdere la voce a quelli come me che, dalla foga, entrarono nel televisore per l'esultanza.

Derby, 90 minuti per raggiungere il paradiso o l'inferno.

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