Ieri sera a Madrid si è chiusa un'epoca.
Si è chiusa l'epoca post Ancelottiana fatta di due allenatori di transizione come Leonardo e Allegri, di due tipi di gioco totalmente diversi, di due squadre che, seppur vicine, erano radicalmente diverse. Si è chiuso questo mini ciclo condito da uno scudetto e da una supercoppa italianain cinque anni.
Ciclo iniziato a giugno 2009 con l'addio di Carlo Ancelotti, l'uomo di un trofeo all'anno per otto anni, e l'idea della società era quella di creare un futbol bailado fatto di brasiliani, spettacolo e divertimento con a capo l'ex trequartista Leonardo, in attacco tanti devastanti giocatori, ma in difesa lacune e spettacoli che avrebbero fatto rabbrividire anche Lucio Fulci.
Fortuna volle che tutto questo modulo pacchiano sia durato per solo una stagione.
Dall'anno successivo con l'arrivo di Allegri si è passati a un Milan più equilibrato, più cinico, molto meno spettacolare, ma con alcune brutte scorie difensive che solo i vari Nesta e Thiago Silva hanno riuscito per un paio di anni a colmare.
Lo scudetto stravinto avrebbe potuto portare a grandi successi in campo europeo come era capitato in passato a personaggi come Sacchi, Capello e Ancelotti.
Col senno di poi scomodare questi nomi sembrerebbe una bestemmia: Max Allegri difatti si legò più alla linea Zaccheroni dove "Oltre lo scudetto il niente".
In campo europeo il gioco era spesso scadente e si possono ricordare su quasi 40 partite,solo 3-4 notti di Milan pieno, quelle dove San Siro ribolliva di gioia, dove si facevano le Ola già da metà secondo tempo e la Gazzetta il giorno seguente riempiva di sette e di otto i voti dei nostri giocatori.
La maggior parte delle volte, purtroppo, ci si è invece limitati a frasi del calibro di " eh, ma sono più forti" "abbiamo fatto il possibile, ma..." "oggettivamente erano più forti di noi" "ci poteva andare anche peggio" che all'inizio giustificavano il rendimento della squadra, ma col passare del tempo si appariva alle squadre europee come il bambino piccino che deve sempre imparare a camminare.
Quando queste espressioni però si sono utilizzate anche in campionato,non solo contro Inter e Juventus, ma anche contro avversari come Roma, Napoli, Fiorentina e Lazio, ci siamo resi conto che non era più il Milan.
I principali campanelli di allarme erano state le campagne acquisti, i parametri zero, i nommi semisconosciuti dei giocatori e le proteste sempre più fondate dei tifosi.
In poco tempo oltre al mister è mancato anche un progetto e dalla società Milan uscivano spesso frasi e comunicati sempre più scandalosi.
Da agosto ripartiremo quasi probabilmente senza coppe, senza turni serali il venerdì, il sabato e la domenica e senza una vista in campo internazionale.
Il signor Clarence Seedorf dopo la fantastica carriera da giocatore dovrà dimostrare ( non proprio in questo finale di stagione, ma più marcatamente l'anno prossimo) se è fatto per allenare, se ha qualcosa da dare alla società, se ha idee rivoluzionistiche (anche meno ambiziose di quelle di Sacchi) se ha ricevuto dalla società un progetto o se è solo un capriccio del signor Berlusconi che dopo averlo visto cantare, ha pensato che servisse un Lionel Ritchie o un Charles Aznavour per allenare il Milan.
Un progetto comunque dovrà uscire da Milanello, progetto che potrà impiegare anche alcuni anni, come è avvenuto recentemente per la Juventus, e che speriamo si concluda con l'arrivo in squadra di giocatori DEGNI di indossare a testa alta quella maglia a strisce rossonere in Italia, in Europa e dovunque.
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