lunedì 22 dicembre 2014

Non rovina le persone: le plasma a modo suo

Secondo anno universitario (diciamo che ne ho fatto uno e mezzo, via) e non mi sento ancora un veterano.
Non è facile esserlo in un mondo enorme come quello dell'Unifi dove non sai mai tutto e non potrai mai saperlo.
Professori, ricercatori, assistenti, precari, associati, piani di studio, offerte formative, tirocini, didattica, ateneo...
Ho già la nausea solo a scrivere queste parole ridondanti che sembrano dire tutto, ma alla fine... cazzo ho detto?

Passando dal piano burocratico (è la burocrazia che frena l'Italia, ricordatevelo!) a quello umano bisogna affermare che l'ambiente universitario (specialmente il mio umanistico) ti fa svegliare di brutta maniera.
Non c'è un momento per rimandare a domani, non c'è un qualcuno che dall'alto ti aiuta, ti indirizza verso un punto o che, in un certo modo, ti rende la vita facile.
A lettere moderne ti rimbocchi le maniche (ah già, devi farlo anche se hai il Woolrich) e inizi a girare per siti internet, per biblioteche, per scaffali, tra librerie, tra le persone, tra le aule, tra gli appunti e, alla fine, ti accorgi che quello accanto a te ha trovato in metà tempo quello che tu cerchi.

La concorrenza universitaria, già!
Se era massacrante e trincerante quella delle scuole superiori qua, chi vuole combattere, tiene un atteggiamento diverso.
Chi effettua un attacco continuo, estenuante (in pratica chi si lancia tutti i giorni con le guance tinte di strisce nere, una fascia in testa e un pugnale) prima o poi (più prima) finisce per essere vittima di sè stesso, sarà corroso nell'interno e perderà qualsiasi scopo, qualsiasi rapporto umano e qualsiasi sorriso, la cosa peggiore.

Qualcun altro invece agirà astutamente facendo la parte dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, cambiando improvvisamente schieramento solo per trarre un vantaggio personale che, però, se sfruttato spietatamente, porterà a una triste fine che non vorrà dire Resistenza, ma solitudine e un brutto appellativo di Voltagabbana.

Fortunatamente c'è anche chi fa la parte del Garibaldi di turno, di chi cerca sempre la strada più giusta senza scontentare mai nessuno, ma finendo forse per scontentare un po' se stessi. Chi è Garibaldi però sa che viene prima l'interesse altrui e riuscirà a strapparti un sorriso, una battuta o un qualcosa di prezioso anche quando "verrà ferito a una gamba" o quando il Cavour di turno ti frenerà.

Fuori da tutto questo però il vero vincitore non sarà nè il Garibaldi e neanche il Kamikaze, ma il Frullatore ovvero colui che riuscirà sempre a far tornare il rapporto scuola:lavoro = casa:riposo in maniera dolce, delicata, senza farfalle nello stomaco (e non perchè usa l'insetticida, ma perchè mette delle zanzariere) facendo sentire un po' il dolce e un po' il salato come  nei Tuc al cioccolato.

Questo arriverà in fondo col minimo sforzo, trasformandosi talvolta in Garibaldi, talvolta in Voltagabbana, ma senza che nessuno lo possa affermare.
Agirà come Belfagor nel Louvre, spostando statue e quadri durante la notte, ma al mattino, quando arriveranno i primi visitatori, il museo sarà tutto apposto senza le morti e i misteri tipici del film.

Non dovrebbero fare un test attitudinale all'inizio di ogni corso di laurea, ma una prova di resistenza.
Chi resisterà a quella potrà fare qualsiasi facoltà.

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